CARE

CON-TATTO. EDUCAZIONE AFFETTIVA, LINGUAGGI, CULTURE PER L'INFANZIA
Descrizione progetto
In un’epoca sempre più caratterizzata da analfabetismo emozionale e sentimentale, l’educazione alle relazioni e all’affettività rappresenta una vera emergenza educativa dalla quale dipendono il benessere individuale e le relazioni interpersonali di future comunità solidali e democratiche. Un’efficace alfabetizzazione emotiva, già dalla prima infanzia, favorisce la capacità di prendersi cura di sé e degli altri, sviluppando una consapevolezza profonda delle proprie emozioni e di quelle altrui. Questo processo è fondamentale per la costruzione di un sé autentico e di relazioni più solide basate sulla comprensione e sul rispetto reciproco (Mortari, 2017). La letteratura sul tema è vasta e multidisciplinare e riflette la crescente consapevolezza dell’importanza della dimensione affettiva nei bambini e nelle bambine nello sviluppo evolutivo per una crescita armoniosa e equilibrata. Tuttavia, gli interventi educativi volti a promuovere lo sviluppo delle competenze affettive e relazionali sono spesso frammentari o affidati a specialisti esterni alle istituzioni scolastiche e educative. La professionalità docente e educativa, soprattutto in contesti ad alta complessità e ad alta densità multiculturale, deve necessariamente confrontarsi con la dimensione affettiva, non accessoria e/o secondaria alla dimensione cognitiva, ma coesistente. (Mortari, 2006; 2015; 2019; D’Aprile 2022). La capacità di insegnanti, educatori ed educatrici di riconoscere e rispondere ai bisogni emotivi dei bambini varia a seconda della loro formazione e competenza nel decifrare il lessico emotivo e affettivo. Questo comprende anche i sistemi linguistici in formazione, impliciti meta-linguistici e frame culturali.
In tale cornice, il Gruppo di ricerca esplorerà non solo le dimensioni esistenziali della relazione con l’altro e della cura educativa, ma anche la pluralità e varietà di espressioni, in chiave linguistica, così come le componenti storico - culturali. In prospettiva linguistica, lavorare sulla dimensione affettivo-emotiva, specialmente in classi caratterizzate da una spiccata multiculturalità, può voler dire primariamente valorizzare il valore identitario e affettivo implicitamente legato alle diverse lingue e varietà di lingua che costituiscono i repertori. Della narrazione, e in particolare di quella autobiografica, è stato da tempo rilevato lo spiccato valore formativo, sia come strumento di auto-formazione della classe docente (PEFIL) sia come strumento centrale nella relazione educativa per far emergere dati linguistici, impliciti meta-linguistici e frame culturali. I racconti autobiografici, infatti, vengono modellati sin dalla più tenera età sulla base delle strutture sociali e dei format narrativi che esse forniscono, e costituiscono strumenti importanti per rilevare la mappatura della realtà operata dai bambini e le cornici, o frame, culturali che essi hanno introiettato (Bastianoni, 2022; Broglia, 2023). In particolare, nel campo della glottodidattica è ormai acquisita la grande potenzialità delle autobiografie linguistiche, che consentono di far emergere le connotazioni e le percezioni che i parlanti legano alle lingue che usano – o con le quali sono entrati in contatto, ma che magari non usano più (Nencioni, 1983; Bravi; Sofia-Favero 2018; Favaro 2010; Frigo, 2020; Motta, 2021). Nella scuola italiana, tradizionalmente plurilingue anche per quel che riguardava il contatto tra l’italiano e i dialetti, e ancor di più oggi, in cui il contatto riguarda anche le diverse lingue delle comunità immigrate, quello del bilinguismo svantaggiato è sempre stato un rischio concreto per molti allievi. Tutte le risorse linguistiche andrebbero invece valorizzate e, auspicabilmente, potenziate perché un bilinguismo più bilanciato comporta vantaggi, oltre che nel campo cognitivo e in quello emotivo e identitario, anche per l’acquisizione della L2 (Cummins, 1991).
La ricostruzione delle autobiografie linguistiche dei bambini e degli adulti con cui essi entrano in contatto consentirà di rilevare le relazioni esistenti tra i codici in contatto e le percezioni o ideologie – spesso solo implicite – ad essi legati. Allo stesso tempo, si presterà attenzione ai frame linguistici impliciti nelle narrazioni, così da farli divenire espliciti e da farli diventare oggetto dell’attenzione didattica e di un eventuale re-fraiming. In questa prospettiva, insegnanti ed educatori, che operano in contesti segnati da elevata complessità linguistica, sociale e culturale, sono chiamati a un'immersione profonda nei contesti in cui operano, per leggerne criticità e punti di forza insieme agli insider, sperimentandosi quali “educatori/ricercatori etnografi”, per coltivare "mobilità dello sguardo" e progettare prassi e azioni generative e tras-formative. In prospettiva storica, il focus della ricerca si concentrerà sulla tradizione dei grandi maestri del pensiero ebraico e su un modello di educazione all'affettività come condivisione di valori umani universali fondamentali per la costruzione di relazioni positive, raggiungibili attraverso basi etico-morali e religiose.
L'originalità e l'innovatività del progetto risiedono nel suo approccio interdisciplinare, che integra conoscenze e metodologie provenienti dagli ambiti pedagogico, linguistico e storico, e nell'attualità del tema. L'azione progettuale mira a sviluppare le competenze trasversali (life skills) in docenti ed educatori, utilizzando strumenti quali la narrazione e le autobiografie linguistiche; inoltre, adotta un'ottica comparativa con un approfondimento storico, arricchendo ulteriormente la prospettiva educativa. Le ricadute culturali e l'impatto sociale del progetto sono di grande rilevanza. Il progetto promuove l’educazione all’affettività e alle relazioni come possibile prevenzione di fenomeni sociali cogenti come il bullismo e di forme di isolamento sociale, marginalità, esclusione. La proposta progettuale evidenzia la significatività delle interazioni umane e delle abilità relazionali, aspetti cruciali per la formazione di comunità coese e democratiche. In effetti, il ciclo dell’esistenza si apre e si chiude con il medesimo gesto, un con-tatto (il tatto come sensazione e come relazione), di benvenuto prima e di congedo poi, che attesta la capacità dell’umano sentire di comunicare con l'Altro.