R.EM

RISCOPERTE. ELISA MAGRI
Descrizione progetto
Artista - pittrice e sperimentatrice dell’immagine meccanica -, ma anche gallerista, documentatrice e scrittrice, Elisa Magri (Milano 1933 - Roma 2018), è una figura rimasta inesplorata e esclusa dai due rilevanti e più attuali filoni di studi sul contemporaneo - indirizzati, rispettivamente, a indagare l’arte al femminile e la storia delle gallerie private -, sebbene le fonti d’epoca, oltre a restituire una solida figura d’artista, testimonino una sua posizione centrale nella promozione artistica e un ruolo trainante nelle biografie di noti artisti internazionali.
Le ragioni di questa esclusione appaiono molteplici e vanno ricercate tanto nella discontinuità della sua produzione, diramatasi, inoltre, in molteplici direzioni che la rendono difficilmente classificabile, quanto nella sua indole indipendente che la tenne lontana dai collettivi artistici e politici degli anni Sessanta e Settanta, nonostante la sua arte si sia nutrita di contenuti sociali e di denuncia. A oscurare la sua visibilità, dovette influire anche la scelta di condividere, dalla metà degli anni Settanta, una parte importante del proprio percorso professionale con il noto regista e fotografo Mario Carbone, che aveva sposato nel 1960. Una intuizione, quest’ultima, confermata dal fatto che proprio tra le carte dall’Archivio Mario Carbone è recentemente riemerso l’Archivio di Elisa Magri che, ancora inedito, si intende riportare alla luce con questo progetto.
L’Archivio di Elisa Magri, pertanto, sarà la fonte documentaria privilegiata della ricerca e verrà acquisito integralmente in digitale.
Attraverso documenti inediti, l’epistolario e le immagini dell’archivio fotografico -, il progetto si propone di gettare luce sul triplice profilo di questa figura insieme artista, documentarista e scrittrice. Grazie a uno primo e sistematico spoglio dell’archivio, propedeutico alla verifica della fattibilità della ricerca, ci è possibile tratteggiare un ritratto che, seppur sommario, evidenzia l’urgenza di colmare l’attuale vuoto di conoscenze su Elisa Magri.
Giunta a Roma nel 1958, Elisa si diploma all’Accademia di Belle Arti e inizia la professione di pittrice firmandosi con lo pseudonimo K. Bauer. Le prime pitture, caratterizzate da densi impasti cromatici che risentono dei tardi echi della Scuola di Via Cavour e in particolare della sua frequentazione di Mario Mafai e Antonietta Raphael, lasciano il posto, nei primi anni Sessanta, alla sperimentazione sull’immagine prodotta con mezzi meccanici, alle questioni dell’arte moltiplicata e della serialità. Elisa Magri si rivolge all’assemblaggio di fotografie prediligendo le immagini di attualità sociale che rielabora attraverso la fotopittura, avvalendosi di proiezioni e stampe su tela sensibile. Con queste opere, Elisa Magri è la prima donna a aderire al movimento internazionale della Mec-Art promosso da Pierre Restany.
Tra il 1969 e il 1976, fonda e dirige la galleria d’arte CIAK e dirada progressivamente l’attività creativa pur partecipando, su invito, alla Biennale di Venezia del 1970 e realizzando nel 1977 una serie di Artypo recentemente riemersi e che erano stati prodotti per un progetto espositivo condiviso con Mimmo Rotella mai concretizzatosi. La linea espositiva della galleria è stata inevitabilmente influenzata dai principali interessi della sua fondatrice che ha allestito nel maggio del 1969 una mostra collettiva degli artisti della Mec-Art, dedicando in seguito una serie di personali a ciascuno di essi. Nel marzo 1973, espone a Roma il gruppo Les Malassis: una cooperativa di cinque artisti francesi (Henri Cueco, Lucien Fleury, Jean-Claude Latil, Michel Parré, Gérard Tisserand) che contestando la figura dell’artista disimpegnato degli inizi degli anni Sessanta, si erano rivolti a un’arte collettiva e sociale.
Mentre era ancora attiva la galleria, nel 1973 fonda con Mario Carbone la D.AR.C. (Diffusione Arte Cinematografica), una casa di produzione impegnata nella realizzazione di film e docufilm sull’arte, tra i quali la serie Artisti allo specchio (1985), prodotta per la RAI, che si compone di ventotto titoli dedicati ad altrettanti artisti contemporanei. Negli anni Settanta, inizia la stesura di un libro sulla storia dell’arte dalla Civiltà Micenea agli anni Novanta del Novecento; concluso nel marzo 1993, Noi e l’arte è rimasto inedito.
In via prioritaria, il progetto intende redigere il catalogo delle opere dell’artista, attualmente tutte in collezione privata ad eccezione dei cinque esemplari di più facile fruizione perché conservati nella Collezione dell’Associazione Renata Pizzi; contemporaneamente si intende realizzare un regesto delle mostre della galleria CIAK e disporre un elenco ragionato dei prodotti cinematografici. A partire da questi strumenti di lavoro, si procederà all’analisi della produzione artistica e alla ricostruzione della attività della CIAK e della D.AR.C.
In una seconda fase, il progetto ha l’ambizione di cercare riscontri nei contesti tangenti alla ricerca di Elisa Magri. L’analisi delle sue opere, che saranno indagate con gli strumenti di una seria indagine filologica, consentirà, prima di tutto, d’iscriverla nel grande filone dell’arte al femminile con lo scopo di comprendere se Elisa Magri sia stata mossa dagli stessi intenti e dalla stessa consapevole rivendicazione ideologica che anima quegli anni, e le sperimentazioni del femminismo in particolare o, al contrario, se il suo percorso, parimenti attento alle istanze socio-politiche, si sia snodato in maniera autonoma e personale. Si intende, inoltre, chiarire il contributo di Elisa Magri alle ricerche legate alla sperimentazione sull’immagine meccanica fissa e in movimento allargando la ricerca ad altre figure, note o rimaste in ombra nelle indagini storiografiche, come Anna Esposito, autrice di collage di materiali di recupero e immagini fotografiche, uniti per comporre un personale giudizio sulla società.
Attraverso la ricostruzione della proposta espositiva della galleria CIAK, oltre a evidenziate l’apertura internazionale dell’attività di Elisa Magri, la ricerca vuole assegnarli il giusto posto nel sistema della promozione dell’arte ed affiancare il suo nome a quello di già note galleriste quali Topazia Alliata della galleria Trastevere, Rita Cimara de La Cassapanca, Liana Sisti di Appia Antica, Irene Brin de L’Obelisco, Agnese de Donato del Ferro di Cavallo, Mara Coccia dell’Arco D’Alibert e in seguito Luisa Laureati della Galleria dell’Oca.
Dal punto di vista metodologico il progetto intende applicare, in via sperimentale, alla lettura di opere prodotte attraverso l’ausilio dell’immagine fotografica o cinematografica, metodi d’indagine già in uso per la pittura più tradizionale dei decenni tra le due guerre. Rispetto allo stato degli studi - ancora oggi fermo a una ricostruzione d’ambiente, condizionata da ideologie precostituite - la ricerca si concentra pertanto sull’analisi linguistica delle opere. Queste saranno rilette indagando le possibili fonti figurative; accertando l’esattezza filologica dei rapporti visivi ancorati alla reale disponibilità nell’orizzonte culturale dell’artista e verificando il significato delle sue scelte a fronte del panorama contemporaneo.
Gli esiti della ricerca porteranno a momenti seminariali, inter ed extra dipartimentali; partecipazione a convegni; missioni in archivi per ricerche sulle fonti e i documenti. L’obiettivo finale è la pubblicazione di almeno tre articoli (di cui almeno uno su una rivista di eccellenza), di una monografia e, possibilmente, l’organizzazione di un convegno.