
THE INCIDENTAL MUSIC FOR CLASSICAL PLAYS OF NATIONAL INSTITUTE OF ANCIENT DRAMA: HISTORY, SCORES, PERFORMANCES
Descrizione progetto
Nei primi decenni del ‘900 l’interesse per la classicità e i miti antichi acquistò una crescente centralità nel mondo intellettuale europeo, coinvolgendo molteplici settori disciplinari: dagli studi storici di Burckhardt e Bachofen alle ricerche etnologiche di Erwin Rohde, dalle indagini di Aby Warburg sulle Pathosformel codificate nel "Bilderatlas" alla riflessione di Freud sul simbolismo del linguaggio mitico. Questo clima culturale favorì sia la reinterpretazione moderna di soggetti tragici (come in "Elektra" di Hofmannsthal e Strauss) sia il dibattito sul recupero e la reinterpretazione della danza nel mondo classico, che coinvolse archeologi, psicologi, musicologi e artisti (da Théodore Reinach a Jean-Martin Charcot, da Maurice Emmanuel a danzatrici come Isadora Duncan Loïe Fuller e Ruth St. Denis) e diede origine a un’interrelazione senza precedenti tra ricerca accademica e performance contemporanee. Fu in questo contesto che nel 1914 venne fondato a Siracusa l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) su iniziativa dell’aristocratico siciliano Mario Tommaso Gargallo e con il determinante contributo intellettuale di Ettore Romagnoli, che assunse la direzione artistica dei primi allestimenti classici realizzati nel Teatro greco della città aretusea. Filologo classico e compositore, Romagnoli svolse un ruolo importante nel dibattito contemporaneo sulla trasposizione moderna delle opere teatrali antiche e considerò la musica una componente essenziale nel processo di ricostruzione della dimensione performativa dei testi tragici; si deve a lui la scelta di commissionare la composizione delle musiche di scena per gli spettacoli classici a compositori di levatura nazionale e internazionale, che venne perseguita dall’INDA a partire dal 1921 e che condusse al coinvolgimento di musicisti come Ildebrando Pizzetti, Goffredo Petrassi, Gian Francesco Malipiero, Mikis Theodorakis, Salvatore Sciarrino.
A partire dagli scritti dello stesso Romagnoli ("Musica e poesia nell’antica Grecia", Bari, Laterza, 1911) e di Pizzetti ("La musica nella rappresentazione attuale delle tragedie greche", in ID., "Musicisti Contemporanei", Milano, Fratelli Treves, 1911, pp. 227–238), sin dagli inizi del XX secolo sono stati pubblicati vari contributi sul ruolo della musica negli allestimenti classici di Siracusa: tra i più rilevanti si segnalano quelli di Emilio Sala ("Malipiero al Teatro Greco di Siracusa. Le musiche di scena per l’Ecuba di Euripide (1939) e l’Orestea di Eschilo (1948)", in "Malipiero-Maderna 1973-1993”, a cura di Paolo Cattelan, Firenze, Olschki, 2000, pp. 103-134), Marilena Crucitti ("Penombra arcana sulla collina serena: Pizzetti e le musiche di scena per il teatro greco di Siracusa", in "Ildebrando Pizzetti: Sulle tracce del modernismo italiano / Ildebrando Pizzetti: Retracing Italian modernism", a cura di Susanna Pasticci, «Chigiana. Journal of Musicological Studies», XLIX/1, 2019, pp. 71-88), Giovanna Casali ("Rievocare la musica greca antica: Ettore Romagnoli e la collaborazione con Giuseppe Mulè per il Teatro greco di Siracusa", «Greek and Roman Musical Studies», 10/1, 2022, pp. 217-252) e Sara Troiani ("Ettore Romagnoli, l’ellenista direttore artistico", in "Orestea. Atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa dopo la Grande Guerra", a cura di Marina Valensise, Milano, Electa, 2021). Inoltre il terzo numero dei «Quaderni di Dioniso», edito nel 2014, è stato dedicato al ruolo del coro nelle rappresentazioni drammatiche di Siracusa (cfr. in particolare l’articolo di Giulia Bordignon "Musicista poeta danzatore e visionario. Forma e funzione del coro negli spettacoli classici al Teatro greco di Siracusa (1914-1948)"). Tuttavia è ancora da costruire una riflessione organica e ad ampio raggio sulla funzione performativa delle musiche di scena composte per l’INDA e sull’evoluzione nel tempo della loro scrittura e della loro funzione: una riflessione che — in una prospettiva interdisciplinare — possa intrecciare l’approccio filologico con l’analisi teatralogica, storica e culturale e che richiede l’elaborazione di progetti di ricerca di vasto respiro.
Questa proposta vuol costituire un primo passo in questa direzione sulla base di un limitato ma preciso cronoprogramma. In primo luogo ci si propone di dare supporto musicologico allo studio dei manoscritti musicali custoditi nell’Archivio dell’INDA iniziando un lavoro di trascrizione e di ricostruzione (laddove siano disponibili solo le parti strumentali) di una o più partiture, con l’intento di realizzare un’edizione critica filologicamente rigorosa (per la quale si è acquisita la disponibilità alla pubblicazione della casa editrice Ricordi) e di favorire possibili esecuzioni moderne delle composizioni ricostruite ed eventuali registrazioni audio e video. In secondo luogo ci si propone di reperire — laddove sia possibile — nuovo materiale documentario, custodito in archivi pubblici e privati e relativo agli eventuali schizzi e abbozzi delle partiture e ad altri documenti (come lettere, scritti critici e recensioni giornalistiche) non in possesso dell’INDA; particolare attenzione sarà riservata alla corrispondenza epistolare di Ettore Romagnoli, in parte conservata presso l’Accademia Roveretana degli Agiati e in parte di proprietà dei suoi eredi. Infine si cercherà di delineare il contesto storico, culturale ed estetico in cui le musiche studiate sono state composte e di indagarne il ruolo all’interno del corrispondente progetto teatrale nonché l’interazione con le altre componenti della performance; a tal fine si promuoveranno occasioni di riflessione e di dibattito sulla funzione delle musiche di scena negli allestimenti moderni di testi teatrali classici, che coinvolgano grecisti, musicologi e studiosi di teatro e mettano a confronto i diversi approcci metodologici.