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MERITEVOLEZZA DEGLI INTERESSI E MODELLI DI TUTELA NEL TEMPO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA E DIGITALE
Descrizione progetto
La transizione ecologica e la transizione digitale sono i due obiettivi della politica comune europea con i quali deve confrontarsi il giurista del nostro tempo, non solo quando si pone l'esigenza di riforme, ma soprattutto quando è costretto a misurarsi di fronte alla specifica controversia, nella fase dell'interpretazione del testo normativo e della integrazione del sistema ordinamentale. Nel quadro di un ripensamento filosofico complessivo del cambiamento delle condizioni politiche e sociali e tendendo conto dei dati della comparazione, il gruppo di lavoro intende accostarsi, con metodo interdisciplinare, alla verifica della tenuta degli istituti di carattere sostanziale e processuale improntata alla ricerca degli strumenti giuridici più consoni ed efficaci.
Il fenomeno più rilevante del nostro tempo è lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che si sta progressivamente espandendo, investendo spazi produttivi e interazioni sociali. La progressiva trasformazione digitale della società offre grandi opportunità, ma al contempo pone in crisi i settori produttivi, incide sul mercato del lavoro, mette a rischio i diritti e gli interessi dei cittadini.
L’altro fenomeno caratterizzante è il timore di una crisi ecologica globale, derivante dai cambiamenti climatici, dalla progressiva perdita di biodiversità e dalle contaminazioni ambientali, crisi che pone la società e l’ordinamento di fronte a questioni inedite per la loro incidenza e complessità.
In questo contesto, il nostro ordinamento, in forza di convenzioni internazionali e degli impegni europei, ha avviato un percorso volto a rendere possibile la transizione ecologica, intervenendo sugli ecosistemi, tutelando la biodiversità, limitando le contaminazioni climalteranti. Interventi normativi che incidono in maniera rilevante sull’economia e sulla produzione, mettendo in difficoltà settori produttivi che sono stati sino ad oggi trainanti e riflettendosi sul mercato dei beni, dell’energia e del lavoro.
Anche al fine di consentire la transizione ecologica in una logica di sviluppo sostenibile, la scommessa delle politiche eurounitarie persegue una doppia transizione, accostando alla transizione ecologica quelle digitale, incentivando la trasformazione dei sistemi produttivi, in modo da collocare le società europee in una posizione di avanguardia.
La politica europea di transizione ecologica e digitale pretende pertanto una evoluzione del sistema normativo che sia improntata a criteri di efficienza e di effettività, alla salvaguardia dei diritti e degli interessi, anche nel luogo di lavoro, all’implementazione della trasparenza e della concorrenza dei mercati.
L’effetto sull’ordinamento giuridico nazionale è estremamente significativo e va ben oltre il rispetto degli obblighi eurounitari. Il giurista è chiamato a garantire gli obiettivi di efficacia dei mercati e di salvaguardia degli interessi non solo nella fase di redazione delle riforme e della loro valutazione, ma anche in sede di integrazione, interpretazione e applicazione del diritto vigente. Si ritiene infatti che solo in presenza di strumenti che garantiscano un modello efficiente di tutela, l’ordinamento italiano sarebbe in grado di affrontare e di fornire un adeguato sostegno alle politiche di transizione, che dovrebbero essere in grado di garantire il superamento della crisi ambientale e della rivoluzione digitale.
È questa la cornice nell’ambito della quale si sviluppa il progetto di ricerca, che si muove su quattro piani strettamente connessi tra loro.
Una riflessione di ordine generale sul modo in cui la transizione ecologica e digitale incida su categorie, concetti, valori e modelli culturali e filosofici, imponendo il ricorso a figure inedite quali, ma è solo un esempio, il riconoscimento di diritti alla gestione di veni comuni o l’attribuzione di situazioni giuridiche gli ambienti naturali o alle generazioni future.
Una riflessione sulla tenuta degli istituti di carattere sostanziale nel tempo della transizione ecologica e digitale, improntata alla ricerca degli strumenti più consoni di intervento e degli equilibri più confacenti agli obiettivi perseguiti. Analisi che va condotta sia sul versante del diritto privato, sia su quello del diritto pubblico, sia in quei punti di intersezione tra pubblico e privato, quali ad esempio il diritto del lavoro e il diritto bancario: in ognuna delle sfere di ricerca, occorre verificare l’efficienza e l’efficacia dei modelli di risoluzione dei conflitti rispetto agli interessi coinvolti..
Una riflessione incentrata sugli strumenti di carattere processuale, sia nella giurisdizione ordinaria, sia quella amministrativa. Riflessione volta, per un verso, a garantire forme di tutela degli interessi che sono riconosciuti rilevanti sotto il profilo sostanziale, ma che si ritiene debbano essere implementati riconoscendone una rilevanza soggettiva e un incentivo a farli valere in giudizio, per altro verso finalizzata all’efficienza del processo, non solo mediante le riforme e l’interpretazione degli strumenti del rito, ma anche attraverso il ricorso agli strumenti digitali e alle forme di giustizia predittiva.
C’è poi un quarto asse in cui si muove il progetto, che riguarda questioni specificamente filosofiche e antropologiche, che l’epoca della transizione digitale ed ecologica pone all’ambito giuridico. Da una parte la questione del ripensamento delle categorie genera la necessità di una ricerca inter- e transdisciplinare che tematizzi e ragioni sulle forme di soggettività e sui confini istituzionali che si ridisegnano nel momento in cui gli attori del diritto — e le tutele conseguenti — mutano. Inoltre, e più specificamente, l’asse filosofico antropologico si focalizza su un aspetto centrale che l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione degli ambienti sociali determina e trasforma: il regime della “prova”, balzello conoscitivo generale, nonché elemento centrale delle procedure giuridiche, trova una riconfigurazione inedita grazie ai fenomeni conosciuti come la “pixellizzazione delle prove”, l’open source intelligence, ecc. Il progetto intende avvalersi degli strumenti della semiotica e della filosofia del linguaggio a per interrogare lo statuto epistemologico della “prova” in questa fase di mutamento. Emerge da tutto ciò il carattere innovativo ed interdisciplinare della proposta e la corrispondenza a tutti gli obiettivi dell'Agenza ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. I risultati della ricerca saranno oggetto di presentazione in un convegno, di cui verranno raccolti e pubblicati gli atti, ancorché in parte saranno oggetto di pubblicazioni su riviste e opere collettanee.