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PAVESE E LA RETORICA DELLE COSE
Descrizione progetto
L'opera di Cesare Pavese ha preso corpo lungo un arco temporale ristretto e in forme di scrittura eterogenee e complementari: la traduzione, la saggistica letteraria, la scrittura diaristica, la poesia e la prosa sono infatti i diversi registri di un discorso interiore sulla funzione conoscitiva della letteratura - messa alla prova del reale con gli strumenti della tradizione classica e moderna, del sapere primitivo e del mito. Asse portante di questa ricerca è la verifica costante di sé, la conquista di una maturità come misura ripetuta nel tempo della propria aderenza alle tappe dell'esistere - del loro pieno adempimento o della deriva da esse - da condurre sul banco di prova delle relazioni umane, della coscienza del tempo storico e di quello interiore, delle responsabilità private e collettive; è, in definitiva, l'itinerario di conoscenza del proprio destino, forza ineluttabile nutrita dalle - in apparenza libere - scelte individuali.
L'intensa vicenda umana e letteraria di Pavese è stata indagata da una corposa serie di studi che, dopo il fervore degli anni seguenti alla morte dello scrittore, ha conosciuto una fase di stanca tra gli anni Ottanta e Novanta - in cui spiccano però, non solo per il contributo filologico e lessicografico, l'edizione critica del Mestiere di vivere (Guglielminetti-Nay 1990), la concordanza di tutte le poesie (Savoca-Sichera 1997) e la prima edizione complessiva delle stesse (Masoero 1998) - per poi rifiorire negli anni immediatamente precedenti il centenario della nascita dello scrittore (2008) con contributi che hanno ripreso, approfondito e rinnovato la comprensione dei grandi temi e momenti pavesiani, ben enucleati dalle due bibliografie sull'autore (Mesiano 2007, Dore 2016): la formazione culturale fondata sulla letteratura classica e quella americana, l'interesse per l'etnografia e l'antropologia, il lavoro editoriale; e ancora, sul piano prettamente testuale, la prevalenza dei temi del mito, del tempo e della maturità, della donna e, non ultimo, del sacro.
Ma la tensione conoscitiva di Pavese ha ingaggiato anche una strenua lotta con l'esperienza del reale, trasfusa nel testo e vissuta dai personaggi in una chiave moderatamente mimetica e prettamente simbolica. Sappiamo ad esempio, dalle note del Mestiere di vivere e dalla lettura dei suoi testi, dell'idiosincrasia pavesiana per la «peste delle descrizioni naturali [...], dei richiami compiaciuti alle cose e al mondo», maturata nella convinzione che «l'opera [...] vuol essere un oggetto naturale tra gli altri» e non lo diventa «rispecchiandone quanti più può». Per quanto non possa apparire agevole proporre una lettura "oggettuale" dell'opera pavesiana, è però innegabile che in essa ricorrano con frequenza richiami - non compiaciuti, ma ricorsivi - a ciò che Pavese chiama con costanza e indistintamente cose (oggetti, enti di natura, ma anche fatti, gesti, corpi) giustificandone comunque la presenza come utilità al servizio dell'opera e attestandone in tal modo una funzione fondamentale, oggi ribadita dagli studi della Thing theory (Heidegger 1949, Orlando 1993, Bodei 2011, Brown 2016 et al.).
Nella parola cosa Pavese comprende dunque la realtà oggettiva in tutte le sue forme, «il mondo delle cose, dei fatti, dei gesti che è il mondo del tempo»: un insieme di enti che la sua lirica e la sua prosa tendono per principio a non materializzare, rifuggendo la referenzialità concreta e sostanziale degli oggetti, degli elementi naturali, dei corpi. Eppure, quel mondo è costantemente percepito, innerva la scrittura, tiene viva una costante «corrispondenza tra le cose e lo spirito» (che lo scrittore aveva percepito nei prediletti scrittori americani) e che ha il potere di trasfigurare in simbolo «le cose quotidiane», iscrivendole in un sistema di valori e significati che le trasforma necessariamente («altrimenti il mondo sarebbe ischeletrito») da cose che stanno in sé (Heidegger 1949) a cose in quanto cause (Bodei 2011): nessi relazionali tra i personaggi, presupposti reali delle vicende umane rappresentate, anche quando queste appaiono destinate all'esito irrazionale, al venir meno del logos, al primato del «selvaggio».
Non c'è punto della poesia e della prosa pavesiane in cui venga meno la percezione di una socialità, di una necessità di incontri («La tua poetica è forzatamente drammatica perché il suo messaggio è l'incontro di due persone [...] non la confessione della tua anima»), di una ricerca di accordo, di composizione tra gli individui, e tra questi e lo spazio che abitano: e anche quando - e accade nella maggior parte dei casi - l'intesa non è raggiunta, resta la traccia di come questa sia stata costantemente ricercata nel ripetersi di gesti e situazioni comunicative, di posture dei corpi e attraversamento degli spazi, di oggetti manufatti o di elementi urbani o di natura.
Questi aspetti non sono stati particolarmente indagati ed esplicitati dagli studi sull'autore, fatte salve le indagini sul corpo come strumento di conoscenza e di gnosi (Gioanola 1991, Sichera 1997), che in anni più recenti sono state arricchite da puntuali indagini filologiche e critico-testuali (Barbarino 2018 e 2020) dedicate in particolare ai testi dei due Lavorare stanca; e fatta salva la folta contribuzione intorno al contrasto tra ambiente rurale e urbano nell'opera dello scrittore, spazi intesi spesso più nella loro dimensione simbolica che nella loro sostanza «fatta di cose reali e perfette» (Pavese 1990).
Il progetto intende dunque riprendere e ravvivare questo filone di indagini. Esso terrà inoltre conto del nesso strutturale e decisivo tra ricerca e didattica, tramite la costruzione di uno specifico modulo di insegnamento da inserire nei programmi di studio degli insegnamenti di Letteratura italiana contemporanea in carico al proponente, che verterà su aspetti centrali dell'opera pavesiana, e si fonderà anche sull'utilizzo di tecnologie digitali che metteranno in dialogo testi, immagini e materiale audiovisivo. La diffusione dei risultati attesi sarà inoltre realizzata tramite la pubblicazione - entro il primo anno - di almeno un articolo su riviste di fascia A e con la realizzazione di una monografia, che si intende portare a termine entro il secondo anno. Durante il biennio di durata del progetto particolare cura sarà destinata alla partecipazione a convegni, seminari, giornate di studio, organizzati anche nell'ambito del PRIN PAVES-e. Per un'edizione-archivio digitale dell'opera di Pavese in collaborazione tra Università di Catania, Università di Torino e C. N. R. di Catania.