WILD CONNECT

WILDLIFE CIRCULATION AND THE ENACTMENT OF CIVILIZATION IN DIACHRONIC PERSPECTIVE
Descrizione progetto
Lo studio del rapporto tra civilizzato e selvaggio ha accompagnato la storia del pensiero occidentale fin dall’epoca classica; dalla seconda metà dell’Ottocento è diventato un tema centrale per discipline come l’antropologia e il dibattito è poi riesploso, in anni più recenti, per via dell’attenzione che il filone del “post-umanesimo" ha dedicato alla relazione tra wildlife e urbanlife. Ricollegandosi a questa tradizione di studi, WILD CONNECT si interroga sulla circolazione del selvatico nella sfera dell’urbanizzato/civilizzato, e viceversa, per comprendere come altri agenti viventi (animali, piante, batteri) siano chiamati a “collaborare” alla produzione di nuovi spazi di socialità e produttività, innescando affetti e relazioni che modellano le concezioni stesse di umano e non-umano.
Il progetto, da questo punto di vista, considera la vita dei non-umani come una sorta di “connettore biosociale” che aiuta a ripensare le relazioni socioecologiche, ma anche a regolare la tensione tra governati e governanti, libertà e cattività, ai tempi dell’Antropocene. Il gruppo di ricerca si concentrerà, in modo particolare, sulla dialettica tra dewilding e rewilding.
Sul primo versante si metteranno a fuoco le pratiche di civilizzazione/colonizzazione tramite le quali gli agenti collettivi umani (comunità informali, associazioni civiche, istituzioni pubbliche) determinano e regolano l'ingresso di agenti non-umani nella sfera civilizzata del domestico e dell'urbano, mettendo a valore (ecologico-economico-simbolico) singole specie animali e vegetali o interi ecosistemi esclusi precedentemente dal circuito della valorizzazione umana.
Sul secondo versante si prenderanno in esame esperienze orientate alla rinaturalizzazione che si basano su logiche alternative, coprendo uno spettro che va dalla “reingegnerizzazione del naturale”, ovvero dai tentativi di ripristinare la funzione ecologica dell'ambiente attraverso una studiata contrazione delle tracce dell'intervento umano passato e presente, alla “rigenerazione spontanea” o “gestione passiva” delle istanze di rewilding, che si fonda su un mutualismo non deterministico. Insieme, i due poli della dialettica, e il movimento circolare che lega l’uno all’altro (domesticazione del selvatico, reinselvatichimento del domestico), servono a mostrare come il confine civiltà/natura, umano/non-umano, non sia una linea tracciata una volta per tutte, ma una soglia spessa, mobile, soggetta a rinegoziazioni continue.
Gli obiettivi e domande di ricerca di WILD CONNECT sono distribuiti lungo tre assi tematici:
ASSE SOCIO-ANTROPOLOGICO > Esplorare i processi di significazione/simbolizzazione che sottendono le politiche e pratiche di rewilding per comprendere quali siano i loro presupposti socio-ecologici: in funzione di quali “ontologie della natura” gli interventi vengono disegnati e realizzati? Quali valori e immaginari della socialità più-che-umana li giustificano? Come contribuiscono a spostare i confini tra domestico, addomesticato, selvatico, selvaggio? Quali forme di interdipendenza attivano tra agenti umani e altri esseri viventi?
ASSE STORICO-ISTITUZIONALE > Analizzare come i processi di integrazione dell’elemento selvatico nel dominio domestico/urbano e le occasioni di (ri)connessione associate alla circolazione della vita selvaggia in spazi di rewilding, siano normati e regolamentati: che assemblaggi istituzionali attivano e quali “scivolamenti” del diritto? Quali attori ed expertise tecnico-scientifiche o professionali si mobilitano? Su quali criteri culturali e simbolici si appoggiano le decisioni istituzionali e come evolvono nel tempo?
ASSE POLITICO-ECONOMICO > Identificare i criteri di volta in volta adottati per bilanciare valori e interessi (di umani e non umani) nei progetti di rewilding: come si garantiscono condizioni di convivenza socio-ecologica ritenute desiderabili e sostenibili nel tempo? Esistono parametri valoriali impiegabili per misurare la quantità di profitto sostenibile nel lungo periodo per la convivenza socio-ecologica? Quali logiche di compensazione socio-ecologica derivano da questi esperimenti?
Carattere innovativo e interdisciplinare della proposta
L’equipe di ricerca WILD CONNECT è composta da cinque docenti afferenti a due diversi dipartimenti dell’Università di Catania: il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali (DSPS) e il Dipartimento di Scienze Umanistiche (DISUM). Integrando antropologia (SDEA-01/A), storia delle istituzioni politiche (GSPS-03/B) ed economia politica (ECON-01/A), il progetto aspira a sfumare, fluidificandoli, i confini epistemici che compartimentalizzano la governance ambientale nell’ambito delle scienze naturali.
L'approccio di WILD CONNECT si fonda su tre livelli di innovazione:
(A) L’apertura verso l’analisi delle “connessioni globali” per illuminare come fenomeni e processi situati quali sono gli interventi di dewilding e rewilding siano inglobati in quadri politico-istituzionali, socio-ecologici ed economici più ampi, e in quanto tali si riconnettano a diversi “wildscapes”. Riadattando il modello proposto da Arjun Appudurai, studieremo come le traiettorie di circolazione attraverso cui il selvatico attraversa il sociale attivino diversi livelli di connessione: (1) il livello degli “ideorami” (flussi di idee su cosa sia selvatico e cosa non lo sia), (2) il livello dei “mediorami” (flussi di simboli arruolati per spostare i confini tra selvatico e urbano; addomesticabile e non addomesticabile, etc.), (3) il livello dei “tecnorami” (flussi di tecniche, comprese quelle giuridico-istituzionali, con cui si prova a regolamentare/controllare il rapporto tra selvaggio e civilizzato), (4) il livello dei “finanziorami” (flussi economici o finanziari che capitalizzano sui processi di dewilding e rewilding); (5) il livello dei “biorami” (flussi di esseri viventi umani e non umani che si mettono in circolazione in risposta ai processi di ingegnerizzazione della vita sul pianeta);
(B). L’integrazione dello studio sincronico con quello della profondità diacronica, facendo dialogare dimensioni solo raramente messe in comunicazione, al fine di mostrare come i livelli di analisi di cui al punto precedente non siano pienamente comprensibili se non in una prospettiva di deep path dependency (North 1990). Adottare una scala di lungo periodo permette infatti di studiare la dinamica oscillatoria del processo di dewilding e rewilding secondo cicli continui distesi su intervalli temporali ampi, invece di isolare uno dei due momenti in un istante statico e di rendere invisibile il movimento tra i due.
(C). La scelta di studiare transitivamente il rapporto tra dewilding e rewilding e le relative modificazioni che questi suscitano nei contesti presi in esame. L’impianto metodologico del progetto si propone infatti di analizzare in entrambi i sensi della freccia causale l’azione reciproca delle variazioni socio ambientali che contribuiscono a (ri)definire il confine domesticato/selvaggio e i cambiamenti culturali, economici e istituzionali che accompagnano questi movimenti. Non solo, dunque, l’esame degli effetti che un’alterazione nel tessuto socioculturale, politicoeconomico e/o istituzionale comporta per lo spostamento del confine tra umano e nonumano, ma anche, viceversa, gli effetti che un tale spostamento esercita sulle relazioni socioecologiche.
Casi di studio
Il progetto si articola in cinque studi di caso che sono stati selezionati in modo da rappresentare un campione paradigmatico di tre fasi diverse della modernità: quella pre-industriale di Antico regime, quella otto-novecentesca della prima e seconda industrializzazione, e quella contemporanea della globalizzazione dispiegata e dei processi di de-industrializzazione in corso. Per una descrizione completa dei WP, dei casi studio e delle attività di ricerca si legga oltre nel formulario.
Impatto atteso
Superando un’approccio ancora dominante che si fonda su principi massimizzatori di utilità e profitto ai quali sottomettere le esigenze di produzione e consumo di “natura”, WILD CONNECT può potenzialmente spostare lo stallo del dibattito in favore dell’individuazione di criteri e soglie concettuali di conservazione e riproduzione della vita che perseguano logiche e valori di interdipendenza / convivenza / mutualismo interspecie / relazionalità.