Giovanbattista TREBISACCE

Professore associato di PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE [M-PED/01]

Giovanbattista Trebisacce é professore associato presso il Dipartimento di scienze Umanistiche dell'Università di Catania dove insegna dal 2011. I suoi interessi di ricerca si muovono nel campo della pedagogia generale e della filosofia dell'educazione. Attento lettore dell'opera di Antonio Banfi ha pubblicato diverse monografie e saggi in volumi collettanei sul concetto di intenzionalità del filosofo del razionalismo critico e sui suoi apporti con il pragmatismo deweyano e la fenomenologia husserliana.

CURRICULUM VITAE
di GIOVANBATTISTA TREBISACCE 
Professore Associato Confermato Facoltà di Lettere- Dipartimento di Scienze Umanistiche- Università di Catania

Data di nascita 24/08/1976
Luogo di nascita Taranto
Residenza

Codice fiscale
Tel: Viale Giacomo Mancini , 194
87100 COSENZA
TRB GNB 76M24L049R
3929672713
E-Mail: gbtrebisacce@libero.it
Curriculum Studiorum
Attivita’ di ricerca

Un primo filone di indagine, sviluppato all’interno di un processo di collaborazione tra il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università della Calabria, diretto dal Prof. Giuseppe Spadafora, e la cattedra di Pedagogia del Prof. Franco Cambi, dell’Università di Firenze, si è incentrato sulla ricerca di una teoria dell’educazione nell’ambito specifico del neo-pragmatismo americano. Tale ricerca è partita dal presupposto che il neopragmatismo è una galassia di voci, di autori, tra i quali corre, però, un filo comune: essi non si occupano quasi mai, ex professo, di educazione, anche se dalla loro riflessione emergono chiaramente delle prospettive pedagogiche. Tali ricerche, raccolte nel volume di Franco Cambi (a cura di), La ricerca educativa nel neopragmatismo americano, Armando Editore, Roma 2002, contengono una serie di studi dedicati a Rorty, Davidson e Putnam, visti come gli autori-chiave di questa posizione filosofica, con l’aggiunta di alcuni “sondaggi” anche su altri autori con essa non direttamente collegati e sulle loro pedagogie implicite. In particolare, l’attenzione si è concentrata su Nozick, Williams, Nussbaum e Banfi. Nello specifico il mio contributo, Banfi e il pragmatismo, frutto dell’analisi dei due volumi del filosofo milanese su La ricerca della realtà, vuole essere una testimonianza sul “modo di rileggere il pragmatismo (da cui il neo-pragmatismo si origina), secondo un’ottica critica che mette a fuoco sia il nesso teoria/prassi sia la funzione ideologica che può essere efficace anche per leggere il neopragmatismo”. 

Nell’anno 2003 ho partecipato ad un progetto annuale ex MURST60% dal titolo “Il capitale umano. Il problema teorico della formazione” diretto dal Prof. Spadafora. Tale progetto è stato poi affiancato e completato con l’adesione al PRIN (biennio 2003-2005) “Processi formativi interculturali. Analisi e progettazione pedagogica”, coordinatore scientifico del Programma di Ricerca il Prof. Franco Cambi, e responsabile scientifico il Prof. Giuseppe Spadafora. La ricerca si è conclusa con la pubblicazione del volume di Franco Cambi (a cura di), Intenzionalità: una categoria pedagogica, Edizioni Unicopli, Milano 2004. La ricerca si è soffermata sull’analisi del modello fenomenologico, che si è imposto nel Novecento come un modello portante e generativo del dibattito filosofico durante l’intero secolo. Si è trattato di un modello teoretico che ha rimesso a fuoco la lezione critica kantiana, ma senza scolasticismi rispetto a Kant. Ha guardato ad un fare filosofia come analisi critica dell’esperienza e teorizzazione delle sue strutture, senza uscire mai dal circolo dell’immanenza e della criticità stessa. Si è trattato di un modello teoretico che per radicalità, rigore e fedeltà al criticismo è stato tra i più esemplari e produttivi del Novecento. La fenomenologia si offre come una filosofia “a largo spettro”, ricca e feconda, anche se attraversata da tentazioni che ne bloccano l’iter critico/autocritico e la riportano verso la metafisica e il dogmatismo. In questo contesto la categoria dell’intenzionalità, ovvero la struttura costitutiva della coscienza e dell’esistenza, del pensare e dell’agire, ergo di tutta l’esperienza e dell’uomo in generale, unisce tutte le diverse posizioni. Intorno all’intenzionalità la fenomenologia ha costantemente lavorato, sottolineandone la centralità, l’antinomicità, la problematicità e, pertanto, anche la problematicità del pensiero e dell’essere medesimo. Intenzionale è la coscienza, è la percezione, è l’agire, è il pensare: ogni atto umano sta iscritto in questo orizzonte, che gli è immanente e costitutivo. Anzi, alla fenomenologia si devono la ripresa dell’intenzionalità, una teorizzazione articolata del suo statuto e modello, una lettura attenta del suo ruolo nel soggetto e nell’oggettività dei saperi e delle prassi. Nel mio contributo al volume, dal titolo Note su Banfi e l’intenzionalità, ho cercato di analizzare da un punto di vista prevalentemente teoretico il ruolo e la funzione che la categoria dell’intenzionalità esercita all’interno del sistema filosofico di Antonio Banfi. Per raggiungere l’obiettivo non poche sono state le difficoltà incontrate, soprattutto perché il filosofo milanese, quasi mai, se non in alcune pagine de I Principi di una teoria della ragione (1926), fa riferimento alla categoria dell’intenzionalità. In esse lo studioso tratta dell’intenzionalità in relazione ad alcune considerazioni svolte nel corso di un serrato confronto critico con il pensiero filosofico di Edmund Husserl. Per questo motivo, nel mio contributo ho cercato di dimostrare, riportando alcuni passi banfiani laddove si riferisce alle posizioni del filosofo tedesco, come Banfi sia d’accordo con Husserl nell’assumere, esclusivamente all’interno della sfera fenomenologica, il concetto dell’intenzionalità come criterio metodico di tali ricerche. Dalle considerazioni svolte emerge in modo chiaro la vera natura della filosofia di Banfi che è al tempo stesso problematica e trascendentale. All’interno del suo sistema di pensiero (fenomenologico ma con grandi aperture alle istanze del marxismo), la categoria dell’intenzionalità può essere ritenuta come una componente fondamentale della sua riflessione, anche pedagogica, in quanto espressione della tensione trasformativa che anima il processo formativo del soggetto. Com’è noto, anche se non è stato sufficientemente chiarito, il problema teorico della pedagogia è visto da Banfi come il problema del trascendentale che conferisce significato ai vari saperi scientifici e pratici con cui esso si relaziona. Il trascendentale è, infatti, espressione di una tensione intenzionale del sapere pedagogico nei confronti degli altri saperi. Non va, inoltre, trascurato lo stretto legame che Banfi pone tra il tema dell’intenzionalità e la ricerca della soggettività, sempre complessa e problematica e che, proprio per questo, non ha mai fine.
Nell’anno 2004 ho coordinato il progetto di ricerca annuale MURST ex 60% dal titolo “Razionalismo critico ed educazione in Antonio Banfi”, concluso con la pubblicazione del testo Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia Editrice, Cosenza 2005. Il pensiero filosofico e pedagogico di Antonio Banfi rappresenta sicuramente uno dei momenti più significativi della cultura italiana ed europea del Novecento. Nel corso della sua lunga e approfondita riflessione attorno a tematiche di grande spessore teoretico e culturale, il filosofo milanese non ha mancato di riservare uno spazio rilevante alle questioni di pedagogia e di filosofia dell’educazione. Eppure il suo razionalismo critico, che pure è stato analizzato con attenzione da alcuni studiosi e seguaci, non è stato abbastanza chiarito nella sua complessità, né in maniera approfondita se ne è esaminata e valutata la ricchezza pedagogica. Con ogni probabilità, in assenza di un’edizione critica delle sue opere, lo studioso milanese è stato in prevalenza considerato il rappresentante di quella cultura della crisi che ha cercato, a partire dagli anni ’30, di liberare la cultura italiana dagli influssi dell’attualismo gentiliano e di quello crociano. In effetti, il pensiero di Banfi è molto più ricco e, soprattutto, si pone come la continuazione, sia pure con caratteristiche particolari di quella tradizione neokantiana che nei primi del ’900 ha legato profondamente la filosofia alla pedagogia attraverso autori come Giovanni Vidari e Mariano Maresca. Il suo razionalismo critico, infatti, si presenta come una filosofia originale con una sua dimensione specifica, in quanto aperta ai cambiamenti e alle integrazioni di altre filosofie, specialmente della fenomenologia husserliana, e, a partire dall’immediato secondo dopoguerra, anche del marxismo. L’interesse per queste filosofie nell’elaborazione del suo sistema di pensiero, unitamente all’opposizione nei riguardi dell’idealismo, permette di cogliere la dimensione costruttiva che Banfi assegna alla pedagogia, ritenendola in grado di meglio definire il rapporto tra l’unicità del soggetto e la molteplicità dell’esperienza. Per questo motivo il ruolo della filosofia dell’educazione e della pedagogia per il milanese non è da considerare affatto marginale, né le sue riflessioni pedagogiche, che hanno dato vita ad una vera e propria scuola, sono da vedere come un momento sganciato dalla sua più complessiva elaborazione teoretica. Se si considera ad esempio il concetto di trascendentalismo dell’educazione, ci accorge che esso è di certo uno degli aspetti che meno sono stati studiati dalla critica banfiana, eppure rappresenta un momento centrale nella riflessione pedagogica del filosofo milanese, la chiave di volta per comprendere il significato del suo approccio alle problematiche pedagogiche. Proprio per queste ragioni nel corso del lavoro ho cercato di approfondire l’aspetto pedagogico del suo pensiero analizzando i nodi fondamentali della sua teoria pedagogica. Lo scopo ultimo del volume, che conclude anche il progetto di ricerca annuale, è stato quello di cogliere il significato culturale del rapporto tra filosofia e problematica educativa in Banfi al fine comprendere il ruolo della pedagogia all’interno della problematica filosofica del razionalismo critico.

Nell’anno 2006 ho coordinato un progetto di ricerca annuale ex MURST 60% avente per oggetto “La pedagogia tra istanze di ‘Nuovo Umanesimo’ e le nuove strategie comunicative in una prospettiva interculturale”. Le trasformazioni a cui l'umanità e l'intero pianeta vanno incontro mettono in primo piano la necessità di un profondo ripensamento delle categorie concettuali consolidate, nella direzione di un nuovo umanesimo, di un confronto, di un'ibridazione tra soggetto biologico e artificiale. Il tutto in direzione di un approccio che riproponga con forza gli uomini e le donne quali principali attori della propria esistenza, valorizzando la possibilità loro propria di individuare, di scegliere e di governare gli orientamenti e gli orizzonti di pensiero e di azione in base ai quali muoversi nella complessità del presente. E' proprio in questa prospettiva che il nostro secolo si configura come il secolo della formazione. La prospettiva di tale nuovo umanesimo chiama direttamente in causa la formazione come momento regolativo dei cambiamenti in atto e di quelli possibili, tanto nel campo della comunicazione quanto in quello dell'intercultura. Nel medesimo anno ho partecipato ad una ricerca PRIN finanziata con i fondi del MIUR su “Il soggetto e l’intenzionalità pedagogica” che ha portato alla pubblicazione dell’articolo Riflessioni sul concetto di persona in Antonio Banfi, in Viviana Burza (a cura di), Il soggetto come problema della pedagogia, Armando Editore, Roma 2007.
Dal 2007 al 2010 ho coordinato un progetto di ricerca su “La pedagogia di Antonio Banfi” che ha portato alla pubblicazione del testo La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo. Studio su Antonio Banfi, Anicia, Roma 2008.
A latere di questo interesse prevalente di ricerca ho sviluppato un’attenzione per il tema della democrazia nei suoi rapporti con l’educazione e la formazione. L’Autore che più e meglio ha trattato questo rapporto è stato senza dubbio il pedagogista e filosofo americano John Dewey, il cui pensiero ho cercato di studiare ripercorrendo l’intero itinerario della sua concezione della democrazia. Il risultato di questo studio ha dato luogo alla pubblicazione di un breve saggio dal titolo La ricostruzione della democrazia in John Dewey, Jonia Editrice, Cosenza 2008. Nel medesimo periodo ho avviato uno studio su alcuni autori di origine calabrese vissuti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, le cui riflessioni pedagogiche ed educative, se pur non molto conosciute, sono di per sé interessanti, oltre che di grande utilità ai fini della comprensione dell’atmosfera culturale e pedagogica che caratterizzò quel periodo dominato dall’idealismo. Gli Autori presi in esame sono Giuseppe Michele Ferrari, Alberto Straticò e Camillo Vaccaro, docenti universitari i primi due e uomo di scuola il terzo, che da postazioni diverse dettero un contributo non secondario alla cultura italiana del primo Novecento. 
Originario di Soriano Calabro, Giuseppe Michele Ferrari insegnò in diversi Licei e Atenei italiani, prima di ottenere la cattedra di Pedagogia presso l’Università di Bologna. Formatosi nel pieno della crisi della cultura e dei valori che percorse la società italiana ed europea alla fine dell’Ottocento, seppe interpretare le esigenze di ripresa e di sviluppo impersonando da posizioni kantiane ed herbartiane un momento del fronte critico che si originò in Italia nei confronti dell’idealismo. La scientificità della pedagogia e il suo rapporto con la filosofia, il primato della formazione morale, la multilateralità degli interessi dell’allievo sono i capisaldi del suo pensiero intorno ai quali è costruito il volume Cultura ed educazione in Giuseppe Michele Ferrari, Jonia Editrice, Cosenza 2008.
Parallelamente al lavoro di ricerca, ho sviluppato un’attiva collaborazione con il mensile “Scuola e Vita”, un periodico che si pubblica in Calabria, proponendo alcune riflessioni su tematiche educative e scolastiche di sicuro interesse per gli insegnanti cui la Rivista è prevalentemente diretta. In questa logica ho sviluppato considerazioni su alcuni temi di politica scolastica, sul ruolo della formazione nel Mezzogiorno, sulla Costituzione, ecc.
Nel 2009 pubblico un saggio sul concetto di democrazia in Dewey che culmina con la pubblicazione del saggio "La ricostruzione della democrazia nel pensiero di John Dewey " all'interno del volume "Educare alla democrazia europea. Storia e ragioni del progetto unitario" curato dalla Prof.ssa Antonia Criscenti Grassi, edito nel novembre 2009 dalla casa editrice Edizioni della Fondazione Nazionale "Vito Fazio-Allmayer", Palermo 2009.
Nel 2010 pubblico un saggio "Pedagogia e filosofia dell'educazione. L'esempio di Antonio Banfi" all'interno del volume curato dal Professore Giuseppe Spadafora "Verso l'emancipazione. Una pedagogia critica per la democrazia", edito da Carocci nel 2010.
Nel 2011 organizzo con il gruppo di Cosenza il Convegno internazionale "Progetto generazioni" organizzato con la SIPED che porta alla pubblicazione degli atti del convegno nel volume "Progetto generazioni i giovani il mondo l'educazione" edito nel 2011 da Tecnodid, Napoli, dove è presente il saggio "I giovani: prospettive culturali". 


Attività didattica
a) Ho tenuto per affidamento i seguenti insegnamenti:
A. A. 2003/2004:
- per il corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione il modulo di 32 ore, 4 CFU, denominato “Epistemologia delle scienze umane”.
Programma svolto. Il corso, partendo dalla definizione di epistemologia (Popper, Kuhn, Feyerabend, Bachelard), ha fornito un’articolata mappa orientativa della scienza pedagogica, nella molteplicità delle istanze che concorrono a costituirla come sapere generale sulla formazione, soprattutto in relazione alle categorie della pluralità e differenza, della creatività e del cambiamento.  
Testi utilizzati:
- F. Cambi, Manuale di filosofia dell’educazione, Laterza, Bari 2002;
- F. Cambi, G. Spadafora, E. Colicchi, M.E. Muzi, Pedagogia generale, La Nuova Italia, Firenze 2001.
A. A. 2004/2005:
- per il corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione il modulo di 32 ore, 4 CFU, denominato “Epistemologia delle scienze umane II” e per mutuazione quello di “Epistemologia della ricerca pedagogica”.
Programma svolto. Il corso, partendo dalle premesse del programma svolto l’anno precedente, ha incentrato la sua analisi sull’attuale assetto del sapere-discorso pedagogico; la pedagogia, in quanto scienza della formazione, è coinvolta in un processo generale critico-ricostruttivo. Un progetto che la vede impegnata nella revisione del proprio progetto formativo ma, soprattutto, del proprio statuto di scienza che pensa e progetta la formazione. Inizia qui, per la pedagogia, quel lento e difficile percorso di riflessione (per certi versi ancora in atto) alla ricerca della propria autonomia scientifica e della ridefinizione dei propri rapporti con la filosofia e le altre scienze. L’intento del corso è stato quello di ripercorrere questo itinerario di progressiva autonomizzazione: un itinerario che, da una parte, ha visto la pedagogia impegnata a svincolarsi dall’abbraccio totalizzante della filosofia e, dall’altra, a rifondarsi su base scientifica anche grazie all’intreccio e agli scambi costruttivi con altri saperi.
Testi utilizzati:
Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia generale, Editori Laterza, Bari 2003.
Cambi F., (a cura di), La ricerca educativa nel neopragmatismo americano, Armando Editore, Roma 2002.
- per il corso di laurea in Scienze dell’educazione il modulo di 32 ore, 4 CFU:
“Laboratorio di comunicazione educativa”.
Programma svolto:
Il corso, partendo da approcci teorici sulla comunicazione e sulla formazione, si è sviluppato facendo usare agli studenti in prima persona un metodo d’indagine qualitativo come il focus group, metodo che induce, esorta i soggetti a comunicare tra loro. I focus groups sono stati composti da un massimo di 10 studenti per volta, che, stimolati da un conduttore, (in questo caso il docente), aiutato a sua volta da un osservatore (col compito di annotare le reazioni del gruppo, i comportamenti, le dinamiche, il linguaggio), su alcuni punti di discussione hanno prodotto diverse relazioni sviluppate in seguito da alcuni di loro anche in lavori di tesi di laurea.
Testi utilizzati:
Salzano D. (a cura di), Comunicazione ed educazione: incontro di due culture, Isola dei ragazzi, Napoli, 2000.
b) Attività d’esame e presenza in commissioni didattiche di valutazione:

- Presidente della commissione d’esame di Epistemologia delle scienze umane I, nell‘anno accademico 2003-2004, per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia;
- Presidente della commissione d’esame di Epistemologia delle scienze umane II, nell‘anno accademico 2004-2005 per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia;
- Presidente della commissione d’esame di Epistemologia delle ricerca pedagogica, nell‘anno accademico 2003-2004, per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia;
- Presidente della commissione d’esame di Laboratorio della comunicazione educativa, nell‘anno accademico 2003-2004, per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia;
Componente della commissione di esame di Processi formativi interculturali, nel biennio 2003/2005, per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’Educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia;
- Componente della commissione di esame di Psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione, nel biennio 2003/2005, per il Corso di Laurea triennale in Scienze dell’Educazione, Facoltà di Lettere e Filosofia.
c) Altre attività didattiche svolte:
- Responsabile dal 2004, per conto della Facoltà di Lettere e filosofia, dei tirocini per gli studenti del corso di laurea triennale in Scienze dell’Educazione;
- Componente del collegio docenti del dottorato in Fondamenti epistemologici della ricerca antropologica e ingegneria della complessità, coordinato dal Prof. Jacques Guenot;
- Responsabile dei laboratori e del tirocinio pratico per il corso di perfezionamento in Apprendimento e nuova professionalità nella scuola che cambia, Decreto Rettorale n. 3614 del 06/12/2005.
- Responsabile del modulo di 20 ore Pedagogia dell’infanzia e deontologia professionale presso il corso speciale riservato per il conseguimento del diploma di specializzazione per il sostegno agli alunni disabili nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria di cui al D.M. del 09/02/2005;
- Responsabile presso la SSIS per l’anno accademico 2005/2006 del modulo di laboratorio in Progettazione per il corso di sostegno per Handicap di 800 ore.
- Nelll’anno accademico 2005/2006 ha ricevuto per affidamento dalla Facoltà di Lettere e Filosofia per il corso di Laure triennale in Scienze dell’educazione i moduli di Epistemologia delle scienze umane 32 ore 4 CFU e di Epistemologia della ricerca pedagogica 32 ORE 4 CFU.
- Nelll’anno accademico 2006/2007 ha ricevuto per affidamento dalla Facoltà di Lettere e Filosofia per il corso di Laure triennale in Scienze dell’educazione i moduli di Epistemologia delle scienze umane 32 ore 4 CFU e di Epistemologia della ricerca pedagogica 32 ORE 4 CFU.
- Responsabile presso la SSIS per l’anno accademico 2006/2007 del modulo di laboratorio in Progettazione per il corso di sostegno per Handicap di 800 ore.

- Responsabile presso la SSIS per l’anno accademico 2006/2007 del modulo di Progettazione della ricerca pedagogica 800 ore.
- Nelll’anno accademico 2007/2008 ha ricevuto per affidamento dalla Facoltà di Lettere e Filosofia per il corso di Laurea triennale in Scienze dell’educazione i moduli di Epistemologia delle scienze umane 32 ore 4 CFU e di Epistemologia della ricerca pedagogica 32 ORE 4 CFU.
- Responsabile presso la SSIS per l’anno accademico 2007/2008 del modulo di laboratorio in Progettazione per il corso di sostegno per Handicap di 800 ore.

- Responsabile presso la SSIS per l’anno accademico 2007/2008 del modulo di Progettazione della ricerca pedagogica 800 ore.
Dal 2008 al 2010 ho tenuto per il corso di laurea in Scienze dell'educazione i moduli di Filosofia dell'educazione e di Epistemologia della ricerca pedagogica.
Sempre nel 2010 ho tenuto il corso di Didattica speciale per il Corso di laurea interfacoltà di Scienze della Formazione.
Nel 2009 è Presidente della commissione degli esami finali del Master Universitario di II livello, "Il docente ricercatore dei processi di qualità formativa per il rinnovamento della società italiana", Dipartimento di scienze dell'educazione, Università degli studi della Calabria.
Nel 2010 e nel 2011 partecipa come docente e come presidente di commissione degli esami finali dei master di II livello , "Il docente come modello di equilibrio formativo ". 
Da Novembre 2011 è professore associato presso la facoltà di Lettere dell'Università di Catania dove insegna Pedagogia generale e Filosofia dell'educazione.

Convegnistica
Intensa è stata negli anni la partecipazione a Convegni e seminari aventi per temi argomenti di carattere pedagogico. Di seguito si segnalano quelli più significativi a cui ha avuto modo di prendere parte:
1) Convegno internazionale su “John Dewey. La filosofia e l’educazione per la democrazia” (Unical, 13-15 aprile 2000).
2) Convegno SIPED su “La ricerca pedagogica in Europa. Panorami e prospettive” (Bologna, 29 giugno- 1 luglio 2000).
3) Giornata di studio su “Le nuove povertà del nostro tempo. Persona, persone, educazione” (Unical 3-4 maggio 2006).
4) Convegno nazionale su “La ricerca pedagogica in Europa. Modelli e temi a confronto” (Cassino, 24-26 maggio 2006).
5) Convegno internazionale su “Ricostruire la democrazia. John Dewe” 8Unical, 23-26 maggio 2007).
6) Seminario di studio su “Dopo l’educazione. Permanenze, sconnessioni, prospettive” (Torino, 18-19 aprile 2008).
7) XXV Congresso dell’ASSPEI su “I giovani e i media: quale educazione” (Praia a Mare, 1-2 maggio 2008):
8)Convegno nazionale SIPED: "Sistema formativo ed emergenze dell'educazione" Università degli studi di Urbino "Carlo Bo". Maggio 2009
9) Gennaio 2010, Convegno nazionale SIPED: "Scuola e università: le sfide del cambiamento", Università degli studi di Roma Tre.
10) Giugno 2010, Convegno nazionale Siped: "Progetto generazioni. I giovani, il mondo e l'educazione", Università di Milano Bicocca.
11) Maggio 2011, Convegno Nazionale SIPED: Progetto generazioni. Gli adulti, la cura e lasocietà civile, Università degli studi di Bari.
12)La Ricerca Storico-Educativa oggi: un confronto di metodi, modelli e programmi di ricerca
8 - 9 novembre 2012, Lecce
Convegno CIRSE
Nel 2011 vinco Il 1 premio per la saggistica AMARO SILANO per la pubblicazione La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo, edito da Anicia.

A. A. 2011-2012
Nell’a. a. 2011-2012 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Catania, ha tenuto l’insegnamento di Pedagogia Generale (9 CFU). 
Il corso ha incentrato la sua analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. La pedagogia, in quanto scienza della formazione, è coinvolta in un processo generale critico-ricostruttivo che la vede impegnata nella revisione del proprio progetto formativo ma, soprattutto, del proprio statuto di scienza che pensa e progetta la formazione. Inizia qui, per la pedagogia, quel lento e difficile percorso di riflessione (per certi versi ancora in atto) alla ricerca della propria autonomia scientifica e della ridefinizione dei propri rapporti con la filosofia e le altre scienze. 
L’intento del corso è stato quello di ripercorrere questo itinerario di progressiva autonomizzazione della pedagogia che l’ha vista impegnata, da una parte, a svincolarsi dall’abbraccio totalizzante della filosofia e, dall’altra, a rifondarsi su base scientifica anche grazie all’intreccio e agli scambi costruttivi con altri saperi.

Testi utilizzati:
F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Manuale di pedagogia generale, Editori Laterza, Bari 2003.
Cambi F. (a cura di), La ricerca educativa nel neopragmatismo americano, Armando Editore, Roma 2002.
Durante il corso sono stati effettuati seminari sulla comunicazione educativa. Tali seminari, partendo da approcci teorici sulla comunicazione e sulla formazione, si sono sviluppati proponendo agli studenti un metodo d’indagine qualitativo come il focus group, che induce i soggetti a comunicare tra loro. I focus groups sono stati composti massimo da 10 studenti che, stimolati su alcuni punti di discussione da un conduttore (in questo caso il docente), aiutato a sua volta da un osservatore (col compito di annotare le reazioni del gruppo, i comportamenti, le dinamiche, il linguaggio), hanno prodotto diverse relazioni sviluppate in seguito da alcuni di loro anche in lavori di tesi di laurea.
Ha regolarmente presieduto la Commissione d’esame della suddetta disciplina e ha partecipato alle sedute di laurea.

A.A. 2012-2013
Nell’a. a. 2012-2013 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha tenuto gli insegnamenti di Pedagogia generale (9 CFU) e di Filosofia dell’educazione (9 CFU). 
Il corso di Pedagogia generale ha incentrato l’analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. 

Testi utilizzati:
M. Baldacci, La pedagogia come attività razionale, Editori Riuniti, Roma 2007.
A.A.V.V., Studi sulla formazione. Sulle orme di Morin: per una pedagogia in grande, Gedit edizioni, Firenze 2007.

Il corso di Filosofia dell’educazione ha delineato gli ambiti e le finalità della filosofia dell’educazione, la sua evoluzione nella cultura contemporanea e la sua articolazione problematica. La parte monografica del corso si è incentrata sulla figura di Antonio Banfi, filosofo e pedagogista, e sul suo razionalismo critico.

Testi utilizzati:
F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, Editori Laterza, Bari 2008.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2005.
G. B. Trebisacce, La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo. Studio su Antonio Banfi, Anicia Editore, Roma 2008.
Ha regolarmente presieduto le Commissioni d’esame delle suddette discipline e ha partecipato alle sedute di laurea.

A.A. 2013-2014
Nell’a. a. 2013-2014 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha tenuto gli insegnamenti di Pedagogia generale (9 CFU) e di Filosofia dell’educazione (9 CFU).

Il corso di Pedagogia generale ha incentrato la sua analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. La parte monografica è stata dedicata allo studio della figura di Antonio Banfi e della sua pedagogia.

Testi utilizzati:
M. Baldacci, Trattato di pedagogia generale, Carocci editore, Roma 2012.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2008.
A. Mariani, 25 saggi di pedagogia, Franco Angeli, Milano 2011.

Il corso di Filosofia dell’educazione ha delineato gli ambiti e le finalità della disciplina, la sua evoluzione nella cultura contemporanea e la sua articolazione problematica. La parte monografica del corso si è incentrata sulla figura di Antonio Banfi, filosofo e pedagogista, e sul suo razionalismo critico.

Testi utilizzati:
F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, Editori Laterza, Bari 2008.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2005.
G. B. Trebisacce, La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo. Studio su Antonio Banfi, Anicia Editore, Roma 2008.
Ha regolarmente presieduto le Commissioni d’esame delle suddette discipline e ha partecipato alle sedute di laurea.

ATTIVITA’ SCIENTIFICA

a) Partecipazione a convegni, cicli di conferenze, premi, progetti.

Dal 2008 a tutt’oggi coordina un progetto internazionale sul tema: Scuola ed educazione tra i giovani emigrati italiani in Brasile, finanziato dalla Provincia di Cosenza e dalla Regione Calabria, in collaborazione con il Consolato Italiano di Rio de Janeiro che porterà all’apertura di una scuola di italiano per gli emigrati di 2° e 3° generazione presenti nella comunità di Rio de Janeiro.

Nel dicembre 2011 vince il Premio per la saggistica al concorso internazionale “Amaro Silano” con il volume La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo, edito dalla casa Editrice Anicia di Roma.

Il 13 gennaio 2012 partecipa a Roma al Seminario Siped su “Valutazione e internazionalizzazione: due obiettivi odierni”, tenutosi presso l’Università di Roma Tre, Facoltà di Scienze della Formazione.

L’8-9 novembre 2012 partecipa a Lecce al Convegno nazionale CIRSE su “La Ricerca Storico-Educativa oggi: un confronto di metodi, modelli e programmi di ricerca” organizzato dall’Università del Salento.

Il 15-16 febbraio del 2013 partecipa a Catania al convegno su “La pedagogia come problema del recupero e dell’integrazione”, organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Catania, con una relazione sul tema: “Il razionalismo critico come pedagogia dell’emancipazione”.

Il 16 maggio 2014 partecipa a Cosenza al convegno su “Il ‘Lucrezia della Valle’ di Cosenza da Scuola Normale a Liceo” organizzato dal Liceo Statale di Cosenza.

Il 20-23 agosto 2014 partecipa presso l’Università della Calabria al Convegno mondiale su “The 14th Biennal World Conference of The international network of Philosophers of education” con una relazione dal titolo: “From a critical rationalism to a pedagogical problematicism”.

Il 6-8 novembre 2014 partecipa a Catania al Convegno Nazionale Siped su “Pedagogia militante. Diritti, culture, territori”, organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Catania, con una relazione dal titolo: “L’intercultura come necessità pedagogica”.

b) Pubblicazioni:

Nel 2011 ha proseguito il filone di indagine coltivato negli anni precedenti riguardante il razionalismo critico di Antonio Banfi e la sua eredità pedagogica. In tale quadro l'attenzione si è concentrata sul problematicismo, soprattutto nella versione di Giovanni Maria Bertin, la cui pedagogia è l'elaborazione più matura e coerente del razionalismo banfiano. 
La ricerca ha portato alla pubblicazione del saggio Dal razionalismo critico al problematicismo pedagogico. Considerazioni e spunti di ricerca sulla Rivista “Studi sulla formazione”, 2012, vol. II. 
Nel saggio si evidenzia come il pensiero filosofico e pedagogico di Antonio Banfi rappresenti uno dei momenti più significativi della cultura italiana ed europea del Novecento. Nel corso della sua lunga e approfondita riflessione attorno a tematiche di grande spessore teoretico e culturale, il filosofo milanese non ha mancato di riservare uno spazio rilevante alle questioni di pedagogia e di filosofia dell’educazione. Eppure il suo razionalismo critico, che pure è stato analizzato con attenzione da alcuni studiosi e seguaci, non è stato abbastanza chiarito nella sua complessità, né in maniera approfondita se ne è esaminata e valutata la ricchezza pedagogica. Con ogni probabilità, in assenza di un’edizione critica delle sue opere, lo studioso milanese è stato in prevalenza considerato il rappresentante di quella cultura della crisi che ha cercato, a partire dagli anni ’30, di liberare la cultura italiana dagli influssi dell’attualismo gentiliano e di quello crociano. In effetti, il pensiero di Banfi è molto più ricco e, soprattutto, si pone come la continuazione, sia pure con caratteristiche particolari, di quella tradizione neokantiana che nei primi del ’900 ha legato profondamente la filosofia alla pedagogia attraverso autori come Giovanni Vidari e Mariano Maresca. Il suo razionalismo critico, infatti, si presenta come una filosofia originale con una sua dimensione specifica, in quanto aperta ai cambiamenti e alle integrazioni di altre filosofie, specialmente della fenomenologia husserliana, e, a partire dall’immediato secondo dopoguerra, anche del marxismo. L’interesse per queste filosofie nell’elaborazione del suo sistema di pensiero, unitamente all’opposizione nei riguardi dell’idealismo, permette di cogliere la dimensione costruttiva che Banfi assegna alla pedagogia, ritenendola in grado di meglio definire il rapporto tra l’unicità del soggetto e la molteplicità dell’esperienza. Per questo motivo il ruolo della filosofia dell’educazione e della pedagogia per il milanese non è da considerare affatto marginale, né le sue riflessioni pedagogiche, che hanno dato vita ad una vera e propria scuola, sono da vedere come un momento sganciato dalla sua più complessiva elaborazione teoretica. Se si considera ad esempio il concetto di trascendentalismo dell’educazione, ci si accorge che esso è di certo uno degli aspetti che meno sono stati studiati dalla critica banfiana, eppure rappresenta un momento centrale nella riflessione pedagogica del filosofo milanese, la chiave di volta per comprendere il significato del suo approccio alle problematiche pedagogiche. Proprio per queste ragioni nel corso del lavoro si è cercato di approfondire l’aspetto pedagogico del suo pensiero analizzando i nodi fondamentali della sua teoria pedagogica. 
Lo scopo ultimo del saggio è stato quello di cogliere il significato culturale del rapporto tra filosofia e problematica educativa in Banfi al fine comprendere il ruolo della pedagogia all’interno della problematica filosofica del razionalismo critico e dei suoi rapporti con il problematicismo successivo di Giovanni Maria Bertin.

Dal 2012 l’attività d’indagine si è incentrata su alcune tematiche della ricerca pedagogica, focalizzando, in particolare, due nodi centrali specifici: la complessità del sapere pedagogico, oscillante tra la teorizzazione e le sue possibili applicazioni e la problematicità e l’imprevedibilità del processo formativo, che si misura con la vita delle persone, che danno forma all’interno di contingenze storiche e sociali alle loro complesse e problematiche esperienze di vita. 
Risultato di queste ricerche è stato il volume Diritti umani e solidarietà internazionale, edito da Anicia, Roma 2012. 
Il saggio tratta la complessità della condizione umana, nell’ambito dello scenario mondiale, rimettendo in discussione modelli di interpretazione fondati sulla linearità del razionalismo etico e richiama la responsabilità della comunità internazionale a salvaguardare l’esistenza dell’uomo in tutte le sue manifestazioni ponendo in essere garanzie di sviluppo e di promozione compatibili con la dimensione antropologica delle popolazioni.
La globalizzazione, estendendo oltre i confini naturali problematiche un tempo considerate a dimensione regionale, polarizza l’attenzione sui principi di democrazia, sviluppo e rispetto dei diritti umani che rappresentano i fondamentali elementi di garanzia della libertà e dell’indipendenza dei popoli ed impone alla comunità internazionale il dovere di sostenere e promuovere lo sviluppo ed il processo di democratizzazione nei paesi più poveri. Quanto detto fornisce elementi di giustificazione alla nascita della cooperazione internazionale non governativa che ha assunto negli ultimi tempi una enorme significatività.

Nel 2013 pubblica il saggio Il razionalismo critico come pedagogia dell’emancipazione nel volume curato da P. Mule, Pedagogia, recupero e integrazione tra teoria e prassi, edito dall’Editore Armando di Roma. 
Nel saggio si evidenzia come la soluzione che Banfi fornisce dal punto di vista trascendentale-fenomenologico al problema dell’educazione consista nella costruzione di una nuova soggettività della persona che si realizza proprio attraverso la dimensione educativa. E’ attraverso l’esperienza trascendentale della persona che si sviluppa la problematicità di essa ed in tal senso trovano conferma le esperienze teoretiche del razionalismo critico. Esso, in effetti, come struttura dello sviluppo trascendentale della persona, si afferma culturalmente proprio grazie all’esperienza educativa. Lo sforzo che Banfi compie, anche se non lo porta a termine, è quello di definire una filosofia dell’educazione, di costruire una teoria della soggettività che probabilmente nel suo pensiero non è pienamente definita ma che costituisce uno dei momenti più significativi della filosofia dell’educazione del Novecento. In particolare, quello che è importante sottolineare è la profonda compenetrazione tra la teoria del razionalismo critico e la costruzione di una filosofia dell’educazione e di una pedagogia, grazie alla sua adesione al marxismo. Quella di Banfi è una teoria della crisi molto sofisticata, che tenta di trasformare il senso della soggettività della persona e, in questo sforzo, di certo la pedagogia e la filosofia dell’educazione sono momenti fondamentali. L’aspetto che emerge è proprio il trascendentalismo dell’educazione registrato molto accuratamente dal filosofo milanese, per il quale l’educazione è in tutti gli aspetti della realtà (pratici, politici e filosofici), ma nello stesso tempo condiziona ogni momento della vita proprio attraverso la costruzione di una soggettività della persona. In conclusione, si può affermare che le linee del razionalismo critico banfiano, corredato da una concezione della scuola in cui la formazione della capacità critica si orienti in funzione di una socialità progressiva e democratica che permetta ad ognuno di esprimere pienamente se stesso, sono del tutto conformi alle esigenze più valide della pedagogia contemporanea e, perciò, con le dovute proporzioni potrebbero rappresentare, ancora oggi, istanze valide per la società attuale sempre più disorientata e caotica.

Nel maggio 2014, come frutto di una collaborazione di ricerca con il Liceo Statale “Lucrezia della Valle” di Cosenza, pubblica il saggio Tra spiritualismo e positivismo: la pedagogia di Paolo Vecchia, all’interno del volume curato da L. Giannicola, Il “Lucrezia della Valle” da scuola Normale a Liceo, edito dalla Jonia Editrice di Cosenza. 
Il saggio si incentra sulla figura di Paolo Vecchia, uno dei rappresentanti più accreditati della pedagogia italiana a cavallo dei secoli XIX e XX, sul cui pensiero subito dopo la morte - complice l’idealismo - è calato un velo di silenzio che soltanto recentemente la storiografia pedagogica ha cominciato a squarciare. Tra i numerosi incarichi che il pedagogista piacentino ha avuto durante la sua luminosa carriera c’è stato anche quello di Direttore della Scuola normale maschile di Cosenza dal 1870 al 1873.
La filosofia rosminiana della conoscenza, che alimenta la formazione giovanile di Paolo Vecchia, stimolando a ricercare sempre una finalità ultima nelle cose, lascia una traccia profonda nella sua riflessione successiva, nel senso che lo educa a tendere sempre verso una visione unitaria della realtà, verso un fine unitario di pensiero e di vita, che egli persegue con coerenza in entrambe le fasi in cui si articolano la sua riflessione pedagogica e la sua attività didattica. Volendo tentare una valutazione complessiva dell’intensa attività teorica e pratica di Paolo Vecchia e della sua prorompente personalità, si può affermare che egli è un positivista “pratico”. Franco Cambi nella sua Storia della pedagogia (Laterza, Bari 1995), facendo un quadro, come al solito illuminante ed efficace, del Positivismo italiano di fine Ottocento e delle motivazioni culturali e sociali che lo animarono, ha parlato di due tendenze al suo interno. La prima, che definisce “scientifica”, più legata ad una concezione deterministica della realtà e ad una visione spesso dogmatica della scienza, e l’altra che definisce “pratica”, fatta prevalentemente da uomini di scuola e da politici, che affrontano le grandi battaglie per una edificazione laica della pedagogia e per la crescita dell’educazione popolare: Paolo Vecchia appartiene sicuramente a questo versante.

Nell’agosto del 2014, in virtù dei suoi interessi di ricerca nel campo del problematicismo italiano, è chiamato come relatore alla “The 14th Biennal World Conference of The philosophers of education”. In corso di pubblicazione il saggio From a critical rationalism to a pedagogical problematicism: some thoughts. 
Il saggio intende, delineare, attraverso un excursus storico-critico, le coordinate lungo le quali si realizza il passaggio dal razionalismo critico al problematicismo pedagogico.
Il discorso prende inizio dal seguente assunto: la radice teoretica del problematicismo pedagogico si trova nel razionalismo critico di Antonio Banfi, per comprendere il quale è opportuno prendere in considerazione la situazione storico-culturale dei primi anni del Novecento. Uno dei filoni culturali più interessanti agli albori del nuovo secolo è il neokantismo. Esso costituisce un’“atmosfera culturale diffusa” di netta opposizione, filosofica e pedagogica, al neoidealismo dominante, ma anche di costruzione di una filosofia critica e alternativa tanto all’attualismo gentiliano che alla filosofia crociana dei distinti. La caratteristica principale delle loro filosofie è un aperto ritorno a Kant, “considerato come il centro cui si rifanno tutte le fondamentali correnti del pensiero contemporaneo”. Pur con motivazioni differenti, essi affermano che l’idealismo contemporaneo costituisce una deviazione rispetto alla posizione iniziale di Kant, alla quale è, dunque, opportuno ritornare per ritrovare un equilibrio tra filosofia e scienza, tra etica e ragione. Gli stessi esiti raggiunti dal “dialettismo idealistico” li inducono a respingere la dialettica come strumento conoscitivo privilegiato. Il “ritorno a Kant” è, dunque, il ritorno ad una visione più umana della ragione, il ritorno all’uomo e al carattere problematico della sua esistenza.
Rispetto al filone neokantiano, il “razionalismo critico” di Antonio Banfi assume una prospettiva differente. Esso esprime un orientamento nel quale la razionalità si afferma come termine di mediazione tra opposte tendenze, rappresentate sostanzialmente dal positivismo e dall’idealismo. La ragione banfiana non pretende “di cogliere e definire l’Assoluto”, ma è solo uno strumento che problematizza ogni dogmatizzazione dell’esperienza, un principio trascendentale che permette di cogliere e comprendere la realtà nella complessità delle sue varie determinazioni. Il razionalismo critico è pertanto destinato non tanto a negare, quanto a risolvere in sé, come parziale, ogni sistema chiuso, ogni metafisica, nell’intento di offrire non una sistemazione esaustiva della realtà e del sapere, ma piuttosto “una sistematica razionale del sapere”. L’obiettivo cui esso tende non è quello di offrire una conoscenza dell’oggettività del reale ma di descrivere con esattezza di connessioni razionali la complessa dinamica del mondo della cultura, secondo un principio metodico in cui ragione ed esperienza sono i termini di una dialettica che non trova mai una soluzione unica e definitiva. La filosofia, pertanto, non è una superscienza, né lo strumento privilegiato che apre le porte ad un sapere assoluto, ma è “la coscienza della relatività, della problematicità, della viva dialettica del reale”. E la ricerca del principio trascendentale della razionalità si risolve in una legge di sviluppo, che permette di comprendere la fenomenologia di tutto il mondo della cultura e della realtà: “quanto più realizzo il sapere in funzione del trascendentale teoretico, tanto più l’esperienza si arricchisce e si organizza”.
Anche per il problematicismo occorre partire da un assunto: la formulazione più organica e compiuta della teoria del problematicismo pedagogico è rappresentata dal pensiero di Giovanni Maria Bertin. Venuto a contatto con la filosofia critico-razionalista di Banfi, il pedagogista bolognese ne recepisce gli elementi di base e su di essi fonda la teoria del problematicismo che trova la sua espressione più organica e matura nel volume Educazione alla ragione, mentre all’analisi critica del pensiero del milanese dedica il volume L’idea pedagogica e il principio di ragione in Antonio Banfi. 
A. A. 2011-2012
Nell’a. a. 2011-2012 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Catania, ha tenuto l’insegnamento di Pedagogia Generale (9 CFU). 
Il corso ha incentrato la sua analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. La pedagogia, in quanto scienza della formazione, è coinvolta in un processo generale critico-ricostruttivo che la vede impegnata nella revisione del proprio progetto formativo ma, soprattutto, del proprio statuto di scienza che pensa e progetta la formazione. Inizia qui, per la pedagogia, quel lento e difficile percorso di riflessione (per certi versi ancora in atto) alla ricerca della propria autonomia scientifica e della ridefinizione dei propri rapporti con la filosofia e le altre scienze. 
L’intento del corso è stato quello di ripercorrere questo itinerario di progressiva autonomizzazione della pedagogia che l’ha vista impegnata, da una parte, a svincolarsi dall’abbraccio totalizzante della filosofia e, dall’altra, a rifondarsi su base scientifica anche grazie all’intreccio e agli scambi costruttivi con altri saperi.

Testi utilizzati:
F. Frabboni, F. Pinto Minerva, Manuale di pedagogia generale, Editori Laterza, Bari 2003.
Cambi F. (a cura di), La ricerca educativa nel neopragmatismo americano, Armando Editore, Roma 2002.
Durante il corso sono stati effettuati seminari sulla comunicazione educativa. Tali seminari, partendo da approcci teorici sulla comunicazione e sulla formazione, si sono sviluppati proponendo agli studenti un metodo d’indagine qualitativo come il focus group, che induce i soggetti a comunicare tra loro. I focus groups sono stati composti massimo da 10 studenti che, stimolati su alcuni punti di discussione da un conduttore (in questo caso il docente), aiutato a sua volta da un osservatore (col compito di annotare le reazioni del gruppo, i comportamenti, le dinamiche, il linguaggio), hanno prodotto diverse relazioni sviluppate in seguito da alcuni di loro anche in lavori di tesi di laurea.
Ha regolarmente presieduto la Commissione d’esame della suddetta disciplina e ha partecipato alle sedute di laurea.

A.A. 2012-2013
Nell’a. a. 2012-2013 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha tenuto gli insegnamenti di Pedagogia generale (9 CFU) e di Filosofia dell’educazione (9 CFU). 
Il corso di Pedagogia generale ha incentrato l’analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. 

Testi utilizzati:
M. Baldacci, La pedagogia come attività razionale, Editori Riuniti, Roma 2007.
A.A.V.V., Studi sulla formazione. Sulle orme di Morin: per una pedagogia in grande, Gedit edizioni, Firenze 2007.

Il corso di Filosofia dell’educazione ha delineato gli ambiti e le finalità della filosofia dell’educazione, la sua evoluzione nella cultura contemporanea e la sua articolazione problematica. La parte monografica del corso si è incentrata sulla figura di Antonio Banfi, filosofo e pedagogista, e sul suo razionalismo critico.

Testi utilizzati:
F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, Editori Laterza, Bari 2008.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2005.
G. B. Trebisacce, La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo. Studio su Antonio Banfi, Anicia Editore, Roma 2008.
Ha regolarmente presieduto le Commissioni d’esame delle suddette discipline e ha partecipato alle sedute di laurea.

A.A. 2013-2014
Nell’a. a. 2013-2014 il Prof. Giovanbattista Trebisacce, in attività di servizio presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha tenuto gli insegnamenti di Pedagogia generale (9 CFU) e di Filosofia dell’educazione (9 CFU).

Il corso di Pedagogia generale ha incentrato la sua analisi sull’attuale assetto del sapere pedagogico. La parte monografica è stata dedicata allo studio della figura di Antonio Banfi e della sua pedagogia.

Testi utilizzati:
M. Baldacci, Trattato di pedagogia generale, Carocci editore, Roma 2012.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2008.
A. Mariani, 25 saggi di pedagogia, Franco Angeli, Milano 2011.

Il corso di Filosofia dell’educazione ha delineato gli ambiti e le finalità della disciplina, la sua evoluzione nella cultura contemporanea e la sua articolazione problematica. La parte monografica del corso si è incentrata sulla figura di Antonio Banfi, filosofo e pedagogista, e sul suo razionalismo critico.

Testi utilizzati:
F. Cambi, Introduzione alla filosofia dell’educazione, Editori Laterza, Bari 2008.
G. B. Trebisacce, Antonio Banfi e la pedagogia, Jonia editrice, Cosenza 2005.
G. B. Trebisacce, La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo. Studio su Antonio Banfi, Anicia Editore, Roma 2008.
Ha regolarmente presieduto le Commissioni d’esame delle suddette discipline e ha partecipato alle sedute di laurea.

ATTIVITA’ SCIENTIFICA

a) Partecipazione a convegni, cicli di conferenze, premi, progetti.

Dal 2008 a tutt’oggi coordina un progetto internazionale sul tema: Scuola ed educazione tra i giovani emigrati italiani in Brasile, finanziato dalla Provincia di Cosenza e dalla Regione Calabria, in collaborazione con il Consolato Italiano di Rio de Janeiro che porterà all’apertura di una scuola di italiano per gli emigrati di 2° e 3° generazione presenti nella comunità di Rio de Janeiro.

Nel dicembre 2011 vince il Premio per la saggistica al concorso internazionale “Amaro Silano” con il volume La pedagogia tra razionalismo critico e marxismo, edito dalla casa Editrice Anicia di Roma.

Il 13 gennaio 2012 partecipa a Roma al Seminario Siped su “Valutazione e internazionalizzazione: due obiettivi odierni”, tenutosi presso l’Università di Roma Tre, Facoltà di Scienze della Formazione.

L’8-9 novembre 2012 partecipa a Lecce al Convegno nazionale CIRSE su “La Ricerca Storico-Educativa oggi: un confronto di metodi, modelli e programmi di ricerca” organizzato dall’Università del Salento.

Il 15-16 febbraio del 2013 partecipa a Catania al convegno su “La pedagogia come problema del recupero e dell’integrazione”, organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Catania, con una relazione sul tema: “Il razionalismo critico come pedagogia dell’emancipazione”.

Il 16 maggio 2014 partecipa a Cosenza al convegno su “Il ‘Lucrezia della Valle’ di Cosenza da Scuola Normale a Liceo” organizzato dal Liceo Statale di Cosenza.

Il 20-23 agosto 2014 partecipa presso l’Università della Calabria al Convegno mondiale su “The 14th Biennal World Conference of The international network of Philosophers of education” con una relazione dal titolo: “From a critical rationalism to a pedagogical problematicism”.

Il 6-8 novembre 2014 partecipa a Catania al Convegno Nazionale Siped su “Pedagogia militante. Diritti, culture, territori”, organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Catania, con una relazione dal titolo: “L’intercultura come necessità pedagogica”.

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Giovanbattista Trebisacce é professore associato presso il Dipartimento di scienze Umanistiche dell'Università di Catania dove insegna dal 2011. I suoi interessi di ricerca si muovono nel campo della pedagogia generale e della filosofia dell'educazione. Attento lettore dell'opera di Antonio Banfi ha pubblicato diverse monografie e saggi in volumi collettanei sul concetto di intenzionalità del filosofo del razionalismo critico e sui suoi apporti con il pragmatismo deweyano e la fenomenologia husserliana.

DataStudenteArgomento della tesi
03/05/2017O95/000317L'intercultura. Una necessità pedagogica